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RIAPRIRE I NAVIGLI

Alcune risposte su costi, benefici e priorità per Milano

Nel numero 17 di Arcipelago Milano vengono poste da Giuseppe Ucciero cinque domande sul progetto di Riapertura dei Navigli. È un’occasione importante per poter chiarire alcuni suoi aspetti fondamentali che sono stati spesso oggetto di imprecisioni.

02boatti19FBColoro che scrivono possono rispondere a titolo personale come componenti del Comitato Scientifico, recentemente costituito dalla Amministrazione comunale, che sta lavorando sulla base dello “Studio di Fattibilità per la riapertura dei Navigli milanesi nell’ambito della riattivazione del sistema complessivo dei Navigli e della sua navigabilità” elaborato da un gruppo di esperti incaricati dal Comune di Milano, avviato nell’aprile 2014 e concluso a giugno 2015. Da notare che parte della documentazione relativa allo Studio (la Relazione in 2 volumi e una selezione delle 50 tavole elaborate) è consultabile nella sezione Allegati e che per ottenere la documentazione completa si può inviare mail di richiesta all’indirizzo e-mail ST.SITUrbanistico@comune.milano.it.

Accettando lo schema delle cinque domande di Ucciero, rispondiamo a esse puntualmente.

a) Quanto costa? – La stima economica, verificabile e controllabile, si riferisce ai lavori edilizi, alle opere per l’accessibilità delle aree di cantiere e l’agibilità viabilistica circostante, agli oneri per imprevisti, per spese tecniche, e a quelli fiscali, applicando i prezzi del “Listino Prezzi del Comune di Milano” e il “Prezziario della Camera di Commercio di Milano” del 2014.

Il computo metrico è suddiviso per 45 tratti omogenei. All’interno di ognuno dei 4 ambiti progettuali (Melchiorre Gioia, Incoronata/San Marco, Senato/Visconti di Modrone, Francesco Sforza/Viarenna) sono stati individuati i tratti per i quali è stato possibile determinare un costo parametrico a metri lineari (ml) di tracciato; moltiplicando questo costo a ml per la lunghezza del tratto di riferimento si sono determinati i relativi costi. Per ciascun tratto sono state inoltre individuate le lavorazioni o manufatti particolari o singoli, non ripetitivi e quindi non parametrabili, che sono stati quantificati economicamente a parte.

La stima include i costi per realizzare la tubazione che consente di procedere per fasi, realizzando tratti di riapertura anche non consequenziali. Il costo generale complessivo, comprensivo degli oneri di cui sopra, è di 406,9 milioni di euro; gli oneri fiscali e finanziari dipenderanno in larga parte dalle modalità di esecuzione dei lavori.

Infine, si precisa che il 25% del costo complessivo è riferibile a lavori stradali, di illuminazione, di arredo urbano che andranno a diminuire l’incidenza nel bilancio comunale delle normali opere di manutenzione relative agli ambiti interessati.

b) Quale beneficio? Cui prodest? – La città diventa più vivibile, bella e attrattiva per tutti. Questo aspetto è stato riconosciuto anche dal Consiglio Regionale che il 4 aprile 2017 ha deliberato (all’unanimità, con l’astensione del M5S) una mozione che impegna Presidente e Giunta a promuovere in tempi certi un Protocollo di Intesa finalizzato alla definizione di un Accordo di Programma, dichiarando la “riapertura dei Navigli in Milano quale opera strategica Regionale”.

La qualificazione e quantificazione dei benefici collettivi derivanti dalla spesa è operazione complessa, in quanto si tratta di dare una misura monetaria (quindi confrontabile con i costi) a effetti largamente immateriali. Nello Studio sono stati presi in considerazione quelli ritenuti più rilevanti: l’incremento della qualità urbana e gli effetti moltiplicativi del reddito metropolitano attivati direttamente e indirettamente dall’investimento.

Rinviando il calcolo monetario di altre evidenti esternalità positive, derivanti dalla multifunzionalità dell’opera (attrattività, non solo turistica ma anche come possibile sede di nuovi insediamenti, produzione agricola, energetica, contributo al controllo del rischio idraulico, etc.) per le quali, nella fase di elaborazione dello Studio, non sono state considerate disponibili valutazioni sufficienti.

Il miglioramento ambientale e della qualità urbana è stato stimato con il metodo dei “prezzi edonici”; poiché non esiste mercato per questi beni, si utilizza un mercato surrogato, prendendo perciò in considerazione il valore di mercato di beni (immobiliari) connessi con i suddetti beni immateriali.

Il maggior prezzo che la domanda di mercato è disposta a pagare per un immobile con localizzazione particolare rispetto al prezzo di un immobile simile in tutte le altre caratteristiche, è “rivelatore” dell’utilità (hedoné) collettiva. Il fatto che una utilità collettiva sia misurata attraverso l’incremento della rendita immobiliare sulle proprietà private interessate dal progetto, e dunque appropriabile privatamente, non deve trarre in inganno.

L’incremento dei valori patrimoniali è utilizzato (in linea con la migliore teoria) come indicatore del miglioramento della qualità localizzativa, in senso collettivo; come una capitalizzazione del flusso di utilità futuro che consegue alla presenza di una certa caratteristica micro-territoriale.

Per quanto riguarda gli effetti moltiplicativi del reddito, è stato possibile stimare con buona approssimazione l’aumento di attività economiche locali, e dunque di redditi, che l’investimento complessivo genererà, utilizzando la Tavola delle interdipendenze settoriali (o Tavole Input-Output) della Lombardia al 2010 realizzata dall’IRPET (Istituto Regionale di Ricerca della Toscana), adottando un coefficiente pari al 45% corrispondente al peso della provincia di Milano per scendere a scala locale.

In sintesi, a fronte dei 406,9 milioni di costi stanno benefici collettivi pari a 994,8 milioni di euro: 826,8 milioni di euro per gli effetti del miglioramento della qualità urbana (cui si aggiungono le esternalità positive non monetizzate di cui sopra) e 168 milioni di euro per incremento di redditi.

c) Quali controindicazioni? – Da quando esiste lo studio di fattibilità (2015), è stato proposto di eseguire il lavoro per fasi, gradualmente; questo anche per diminuire proprio l’impatto che potrebbe generarsi nella città a seguito dell’esecuzione della riapertura dei Navigli, tutta in un’unica soluzione temporale.

Per il traffico, poi, immaginiamo che tutti auspichino nella Cerchia dei Navigli una riduzione consistente, sino a portarlo a semplice traffico locale e di servizio. I provvedimenti di viabilità sulla Cerchia e su via Melchiorre Gioia, necessari alla riapertura dei Navigli, sono studiati nel capitolo 5 della relazione e nei relativi allegati grafici.

Il Piano Urbano della Mobilità ha previsto lo scenario con riapertura dei Navigli senza indicare peggioramenti delle condizioni del traffico, anche perché tutti gli attraversamenti della Cerchia e di via Melchiorre Gioia saranno operativi anche a Navigli riaperti con ponti a raso, mantenuti alle quote attuali.

Per quanto riguarda i caratteri storici e le relazioni che i luoghi lungo il tracciato dei Navigli cancellati avrebbero assunto nel tempo, segnaliamo che la presenza del traffico, della sosta non regolamentata, le semaforizzazioni e la congestione del sistema della mobilità non possono essere considerati come valori urbani. Come esempi, si può citare il caso di piazza Cavour o quello di via San Marco, nei pressi di Brera, dove la sparizione dell’acqua ha generato parti di città prive di fascino e di identità.

d) Chi paga? – Alla “madre di tutte le domande” lo Studio non risponde; tale questione non era infatti compresa nella Convenzione che ha regolato il suo svolgimento. In questa fase ci si può però riferire alla mozione deliberata dal Consiglio Regionale: “Il progetto potrà essere realizzato anche con la partecipazione di risorse private che si affiancheranno a quelle pubbliche, da definirsi attraverso un piano finanziario articolato che prevede forme integrate di finanziamenti pubblico-privati, finanziamenti a carico dei bilanci comunale e Regionale, finanziamenti europei, donazioni di enti e società, donazioni o azionariato popolare, introiti pubblicitari”.

A questo possiamo aggiungere anche noi un calcolo da “padri di famiglia”: rinunciando a un caffè al giorno (o lasciandone uno “sospeso”, secondo la bella usanza napoletana …) in un anno gli abitanti di Milano sopra i 14 anni ce la potrebbero fare a finanziarla anche da soli: 1.345.851 (abitanti) – 175.796 (< 14 anni) = 1.170.055 x 1 € x 365 gg = 427.070.075 € (e potrebbero anche concedersene uno, ogni tanto …).

e) È la priorità per Milano? – Innanzitutto siamo di fronte a un intervento per la città nel suo complesso e non necessariamente rivolto alle sole zone centrali. Del tracciato complessivo (circa 7,5 km), via Melchiorre Gioia rappresenta circa il 30% (2,5 km). Ma al di là della semplice misurazione e pensando anche a quale settore di Milano fa riferimento via Melchiorre Gioia, tra viale Zara e via Padova, l’intervento di riapertura dei Navigli si pone al contrario come un risarcimento in termini di valori urbani proprio per una delle periferie più problematiche di Milano. I Navigli poi, collegando Martesana con Naviglio Grande e Pavese, fanno respirare un’aria nuova di città metropolitana anche al capoluogo.

Nessuno pensa che la riapertura dei Navigli debba sottrarre finanziamenti al restauro e al rilancio delle aree periferiche e dei quartieri popolari e al risanamento degli edifici degradati. Tuttavia Milano, uscita dalla guerra, mentre affrontava il problema della casa per i milanesi, è stata capace di ricostruire la Scala e la Galleria, di far rinascere nel 1952 il Museo di Storia Naturale, bombardato e quasi distrutto, grazie all’ingente lascito in denaro del medico milanese Vittorio Ronchetti e di collocare la Pietà Rondanini al Castello, dopo averla acquistata col contributo di una sottoscrizione popolare per un valore corrispondente oggi a 2.295.000 €.

Pur considerando le difficoltà economiche presenti in larghi strati della popolazione nell’attuale circostanza storica, crediamo che qualche margine per migliorare e anche per rendere la città più abitabile e più bella possa esistere.

Antonello Boatti e Marco Prusicki

membri del Comitato Scientifico costituito dall’Amministrazione comunale

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