Il saggio propone un excursus storico-critico che, a partire da alcuni caratteri della postmodernità quali la perdita di una visione prevalente, la delegittimazione delle grandi narrazioni e l’affermarsi di un pensiero debole, prova a rileggere in chiave progettuale questa proliferazione di tendenze molteplici. Se la contemporaneità è una somma di differenze che convivono, quasi a rappresentare una costellazione di “ismi”, il progetto della post-modernità si riconosce, infatti, nella capacità di farle coesistere insieme. La postmodernità guarda alla storia con un occhio disincantato rispetto a quanto avveniva in passato: non contraddice i modelli precedenti per costruire nuovi modelli e nuove visioni che si basano sulla loro confutazione, ma si rivolge al passato con un approccio “manieristico”, utilizzando l’estetica della citazione e del riuso. Non si adotta un’unica corrente a cui si fa riferimento e da cui si “estrapola” e si “copia”, ma si costruisce una sorta di collage: il passato, il presente e il futuro prossimo sembrano così mescolarsi, trovando in tale interconnessione una nuova sintesi progettuale. In questo panorama in cui vale tutto e il contrario di tutto, una metafora narrativa potrebbe essere quella del "collezionismo": il collezionismo trova ora fondamento in un infinito repertorio liberamente sovrapponibile e il "nuovo" risiede proprio nella capacità di "coesistenza del molteplice". In questo senso la Rivoluzione del déjà vu sottolinea proprio la visionarietà di questo sguardo, d'insieme e caleidoscopico, che valorizza e reinterpreta ogni frammento di eredità.
The Déjà Vu Revolution
DI PRETE, BARBARA;GALLUZZO, LAURA
2014-01-01
Abstract
Il saggio propone un excursus storico-critico che, a partire da alcuni caratteri della postmodernità quali la perdita di una visione prevalente, la delegittimazione delle grandi narrazioni e l’affermarsi di un pensiero debole, prova a rileggere in chiave progettuale questa proliferazione di tendenze molteplici. Se la contemporaneità è una somma di differenze che convivono, quasi a rappresentare una costellazione di “ismi”, il progetto della post-modernità si riconosce, infatti, nella capacità di farle coesistere insieme. La postmodernità guarda alla storia con un occhio disincantato rispetto a quanto avveniva in passato: non contraddice i modelli precedenti per costruire nuovi modelli e nuove visioni che si basano sulla loro confutazione, ma si rivolge al passato con un approccio “manieristico”, utilizzando l’estetica della citazione e del riuso. Non si adotta un’unica corrente a cui si fa riferimento e da cui si “estrapola” e si “copia”, ma si costruisce una sorta di collage: il passato, il presente e il futuro prossimo sembrano così mescolarsi, trovando in tale interconnessione una nuova sintesi progettuale. In questo panorama in cui vale tutto e il contrario di tutto, una metafora narrativa potrebbe essere quella del "collezionismo": il collezionismo trova ora fondamento in un infinito repertorio liberamente sovrapponibile e il "nuovo" risiede proprio nella capacità di "coesistenza del molteplice". In questo senso la Rivoluzione del déjà vu sottolinea proprio la visionarietà di questo sguardo, d'insieme e caleidoscopico, che valorizza e reinterpreta ogni frammento di eredità.File | Dimensione | Formato | |
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