Sul senso del trapasso epocale dagli strumenti classici di lettura e rappresentazione del pensiero d’architettura, rilievo e disegno (e quest’ultimo “esplicativo” o “creativo”), agli omologhi digitali o a gestione informatica, convive un’esigenza disciplinare - che ormai si è fatta urgenza – e “lo sfizio di mettere il naso in altri campi” mediante un’”incurabile gusto per il dilettantismo” che tutti ci riguardano, verso un mondo che ancora non ha ricevuto nessuna misurata sistemazione scientifica, e del quale disputiamo, nel tentativo di vestire una convenzionalità strumentale all’argomento che non prevarichi definitivamente, con l’approssimazione attuale dei suoi pseudo-teorici da rivista dedicata, i fondamenti del disegno. E in sostegno alla tesi di necessarietà di un giudizio forse “dilettantesco” (non siamo informatici e neppure tuttologi), a favore di una difesa militante dei contenuti ai quali i mezzi sono asserviti, convincono le parole di Giovanni Raboni quando si dichiara convinto “che non si è davvero buoni critici se non si è in grado di capire tutto e, almeno in qualche misura, di render conto di tutto e che lo specialismo è un male necessario che si tiene a bada soltanto con forti dosi, possibilmente giornaliere, di non specialismo”.

Rilievo e disegno: dal manuale all'automatico

BIANCHI, ALESSANDRO
1999-01-01

Abstract

Sul senso del trapasso epocale dagli strumenti classici di lettura e rappresentazione del pensiero d’architettura, rilievo e disegno (e quest’ultimo “esplicativo” o “creativo”), agli omologhi digitali o a gestione informatica, convive un’esigenza disciplinare - che ormai si è fatta urgenza – e “lo sfizio di mettere il naso in altri campi” mediante un’”incurabile gusto per il dilettantismo” che tutti ci riguardano, verso un mondo che ancora non ha ricevuto nessuna misurata sistemazione scientifica, e del quale disputiamo, nel tentativo di vestire una convenzionalità strumentale all’argomento che non prevarichi definitivamente, con l’approssimazione attuale dei suoi pseudo-teorici da rivista dedicata, i fondamenti del disegno. E in sostegno alla tesi di necessarietà di un giudizio forse “dilettantesco” (non siamo informatici e neppure tuttologi), a favore di una difesa militante dei contenuti ai quali i mezzi sono asserviti, convincono le parole di Giovanni Raboni quando si dichiara convinto “che non si è davvero buoni critici se non si è in grado di capire tutto e, almeno in qualche misura, di render conto di tutto e che lo specialismo è un male necessario che si tiene a bada soltanto con forti dosi, possibilmente giornaliere, di non specialismo”.
1999
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