L'itinerario è costituito da un saggio iniziale e dalle schede relative ai principali progetti e opere - a Pavia e provincia -, completato dalla Biografia del progettista. Ottavio Bonomi, ingegnere, non appartiene a nessuna scuola architettonica e appare quale illuminato autodidatta che, seppure pienamente inserito nella pratica professionale, la trasforma in una continua occasione di ricerca accogliendo la lezione dei Maestri dell’architettura moderna e proponendo soluzioni mai scontate e sempre innovative dal punto di vista morfologico, tipologico, spaziale e compositivo. L’opera di Bonomi, limitata purtroppo agli anni Cinquanta e Sessanta, è caratterizzata da una adesione alla corrente “brutalista” che tende a mettere a nudo l’edificio nelle sue parti costruttive e nei suoi materiali con una rispondenza tra funzioni interne, prospetti esterni e “sincerità” costruttiva tipica dell’epoca, caratterizzata inoltre dall’articolazione compositiva di spazi e volumi, da richiami all’opera di Le Corbusier, dall’uso di calcestruzzo e mattoni a vista e da un’attenzione per le soluzioni di dettaglio e per il disegno di particolari costruttivi pari alla mancanza di concessioni al camuffamento e alla ridondanza di finiture. Le soluzioni morfologiche presentano una costante attenzione verso il contesto e la continuità dei percorsi che, negli interventi più complessi, attraversano e ordinano la composizione dei singoli elementi volumetrici determinando portici, percorsi pergolati, piazzette e ricreando la complessità di una porzione urbana, come nell’esempio del complesso residenziale “Minerva”. Modernità e tradizione sono accolte unendo riferimenti lecorbusieriani a suggestioni di architetture antiche come nei bovindi sospesi del Pio Albergo Pertusati e dell’Istituto Santa Teresa, quasi cellette monacali sovrapposte e anche memoria dei vecchi bagni, superfetazioni addossate alle facciate. Unitamente alla ricerca compositiva e materica Bonomi dimostra anche una particolare attenzione per l’inserimento del nuovo nell’antico: ad esempio nella giunzione perfettamente leggibile tra nuovo edificio e muro antico nella via retrostante al complesso “Minerva” e nell’ampliamento del Seminario di Mantova (1957-64) ove due corpi di fabbrica nuovi, inseriti nel tessuto antico a formare una corte interna, sono chiaramente leggibili e distinguibili attraverso il consueto linguaggio ed uso dei materiali, ma ripropongono ritmi, bucature, quote in continuità con l’esistente, con eccezioni quale la grande vetrata policroma di padre Costantino Ruggeri.

Itinerari. Ottavio Bonomi e Pavia

PRINA, VITTORIO
2004-01-01

Abstract

L'itinerario è costituito da un saggio iniziale e dalle schede relative ai principali progetti e opere - a Pavia e provincia -, completato dalla Biografia del progettista. Ottavio Bonomi, ingegnere, non appartiene a nessuna scuola architettonica e appare quale illuminato autodidatta che, seppure pienamente inserito nella pratica professionale, la trasforma in una continua occasione di ricerca accogliendo la lezione dei Maestri dell’architettura moderna e proponendo soluzioni mai scontate e sempre innovative dal punto di vista morfologico, tipologico, spaziale e compositivo. L’opera di Bonomi, limitata purtroppo agli anni Cinquanta e Sessanta, è caratterizzata da una adesione alla corrente “brutalista” che tende a mettere a nudo l’edificio nelle sue parti costruttive e nei suoi materiali con una rispondenza tra funzioni interne, prospetti esterni e “sincerità” costruttiva tipica dell’epoca, caratterizzata inoltre dall’articolazione compositiva di spazi e volumi, da richiami all’opera di Le Corbusier, dall’uso di calcestruzzo e mattoni a vista e da un’attenzione per le soluzioni di dettaglio e per il disegno di particolari costruttivi pari alla mancanza di concessioni al camuffamento e alla ridondanza di finiture. Le soluzioni morfologiche presentano una costante attenzione verso il contesto e la continuità dei percorsi che, negli interventi più complessi, attraversano e ordinano la composizione dei singoli elementi volumetrici determinando portici, percorsi pergolati, piazzette e ricreando la complessità di una porzione urbana, come nell’esempio del complesso residenziale “Minerva”. Modernità e tradizione sono accolte unendo riferimenti lecorbusieriani a suggestioni di architetture antiche come nei bovindi sospesi del Pio Albergo Pertusati e dell’Istituto Santa Teresa, quasi cellette monacali sovrapposte e anche memoria dei vecchi bagni, superfetazioni addossate alle facciate. Unitamente alla ricerca compositiva e materica Bonomi dimostra anche una particolare attenzione per l’inserimento del nuovo nell’antico: ad esempio nella giunzione perfettamente leggibile tra nuovo edificio e muro antico nella via retrostante al complesso “Minerva” e nell’ampliamento del Seminario di Mantova (1957-64) ove due corpi di fabbrica nuovi, inseriti nel tessuto antico a formare una corte interna, sono chiaramente leggibili e distinguibili attraverso il consueto linguaggio ed uso dei materiali, ma ripropongono ritmi, bucature, quote in continuità con l’esistente, con eccezioni quale la grande vetrata policroma di padre Costantino Ruggeri.
2004
AL
Bonomi; Pavia; brutalismo; itinerari; Pieve Porto Morone; Copiano; Cava Manara; Salice Terme
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/670970
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