Nativo di Garlasco, in provincia di Pavia, Gaetano Ciocca rimane sempre appassionato di agricoltura e allevamento, ossessionato dalla razionalizzazione dei relativi problemi e processi di produzione, tanto da realizzare, presso la fattoria La Capannella a Garlasco, un silos meccanico che centrifuga e comprime il fieno raccogliendolo in balle cilindriche. Il problema che a Ciocca sta veramente a cuore è l’allevamento dei maiali tanto da realizzare, nella stessa fattoria, un “Grand Hôtel per porci”. Egli afferma che le carni suine in commercio sono inquinate a causa dell’errata nutrizione dei maiali ai quali viene propinato di tutto. “Il porco attuale è un’architettura di Piacentini; bisogna farlo diventare un’architettura di Le Corbusier”. Realizza quindi un “porcile razionalista” costituito da una sorta di villaggio con capanne-macchine per abitare pulite, arieggiate e arredate con un letto di paglia, servizi e un meccanismo per regolare la quantità di cibo; i porci, appositamente educati inizialmente da una bacchettata che dopo il pasto li avvia verso il gabinetto, fanno “cacca e pipì al cesso” e, spingendo con la zampa un disco a terra, fanno uscire uno zampillo d’acqua che fa scorrere via i liquami. “Ciocca ebbe in tal modo risultati strabilianti: carni pulite, batteriologicamente pure; porci non appesantiti da grasso malsano, ma asciutti ed eleganti”. L’intento di Ciocca è di evitare la coabitazione di persone e animali e il “porcile razionalista” costituisce una applicazione all’allevamento di animali dei suoi studi sulla casa rurale, con la speranza che la razionalizzazione di tutti i processi portasse ad una maggior produzione di carne.
Il porcile razionalista di Ciocca
PRINA, VITTORIO
2004-01-01
Abstract
Nativo di Garlasco, in provincia di Pavia, Gaetano Ciocca rimane sempre appassionato di agricoltura e allevamento, ossessionato dalla razionalizzazione dei relativi problemi e processi di produzione, tanto da realizzare, presso la fattoria La Capannella a Garlasco, un silos meccanico che centrifuga e comprime il fieno raccogliendolo in balle cilindriche. Il problema che a Ciocca sta veramente a cuore è l’allevamento dei maiali tanto da realizzare, nella stessa fattoria, un “Grand Hôtel per porci”. Egli afferma che le carni suine in commercio sono inquinate a causa dell’errata nutrizione dei maiali ai quali viene propinato di tutto. “Il porco attuale è un’architettura di Piacentini; bisogna farlo diventare un’architettura di Le Corbusier”. Realizza quindi un “porcile razionalista” costituito da una sorta di villaggio con capanne-macchine per abitare pulite, arieggiate e arredate con un letto di paglia, servizi e un meccanismo per regolare la quantità di cibo; i porci, appositamente educati inizialmente da una bacchettata che dopo il pasto li avvia verso il gabinetto, fanno “cacca e pipì al cesso” e, spingendo con la zampa un disco a terra, fanno uscire uno zampillo d’acqua che fa scorrere via i liquami. “Ciocca ebbe in tal modo risultati strabilianti: carni pulite, batteriologicamente pure; porci non appesantiti da grasso malsano, ma asciutti ed eleganti”. L’intento di Ciocca è di evitare la coabitazione di persone e animali e il “porcile razionalista” costituisce una applicazione all’allevamento di animali dei suoi studi sulla casa rurale, con la speranza che la razionalizzazione di tutti i processi portasse ad una maggior produzione di carne.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.