L'articolo costituisce una sorta di itinerario tra gli scritti di architetti o di viaggiatori che nella storia si sono fermati a Pavia: Opicino de Canistris, Pellegrino Pellegrini, de Montaigne, de Brosses, Lalande, Le Corbusier. Così come l’esame del materiale iconografico di una città ci permette di analizzare il mutare della forma di una struttura urbana e quindi “lo scenario spaziale in cui si muove la società cittadina di questo periodo “, molteplici sono gli elementi che concorrono alla definizione dell’immagine urbana: dalle “laudes civitatum”, ai testi degli storici e alle testimonianze lasciateci da eruditi o da cittadini. Questa varietà di materiale e complessità di temi, ci permette di individuare quello che Jacques Le Goff definisce “l’immaginario urbano (…) quell’insieme di rappresentazioni di immagini e di idee, attraverso le quali una società urbana – o parte di essa, o i suoi ideologi e i suoi artisti, che non di rado sono la stessa cosa – costituisce per se stessa e per gli altri un autopersonaggio, un autoritratto. Ciò che importa per lo storico, è capire che questo personaggio ha due facce: una materiale, reale, rappresentata dalla struttura e dall’aspetto della città stessa; l’altra mentale, incarnata nelle rappresentazioni artistiche letterarie e teoriche della città. L’immaginario urbano consiste insomma nel dialogo fra queste due realtà, fra la città e la sua immagine.” Tutto questo si confronta, si “specchia” nell’ulteriore elemento fondamentale costituito dalle descrizioni, lettere, libri di viaggio, guide, redatti dai viaggiatori che hanno fatto tappa a Pavia durante i loto itinerari italiani. L’immagine urbana che può essere definita “dall’interno”, si confronta e completa, attraverso il materiale letterario e iconografico, con l’immagine “dall’esterno”, restituita dagli artisti e dai viaggiatori, e che costituisce sino al Settecento, secondo Cesare De Seta, uno “schizzo del paese reale”. Il viaggio in Italia costituisce una scelta ineluttabile sia per i pellegrini medievali che successivamente per i viaggiatori; la sua importanza è codificata dalla definizione, nel XVII secolo del cosiddetto “Grand Tour”, il viaggio di formazione che giovani aristocratici e facoltosi gentiluomini intraprendono per conoscere soprattutto l’Italia. Il “Grand Tour”, determinato da ben precise motivazioni, perde le sue caratteristiche verso la fine del XVIII secolo, sostituito, a partire dal XIX secolo, dal viaggio “turistico” organizzato, spesso caratterizzato dall’assenza di un programma culturale e condotto con l’ausilio delle guide turistiche. Interessi artistici, culturali, politici o sociali, semplice curiosità o passione per il viaggio sono fattori che, mediati dalla persistenza di luoghi comuni e di condizionamenti di ogni genere, da professionalità o dilettantismo, fa metodo o pura intuizione, si fondono nei prodotti letterari di questi viaggiatori. Nelle descrizioni letterarie relative a Pavia osserviamo lodi sperticate contrapposte a irridenti critiche, astruse leggende e dicerie o obiettive descrizioni della realtà, osservazioni datate o commenti che sembrano scritti ora, a seconda del paese di provenienza dell’autore e dei rapporti politici che intercorrono tra i rispettivi governi. Le stesse cose ritornano, appunto.

"Le stesse cose ritornano, ovvero perchè non si inventa la storia?". Pavia: la città e la sua immagine nelle descrizioni dei viaggiatori

PRINA, VITTORIO
2006-01-01

Abstract

L'articolo costituisce una sorta di itinerario tra gli scritti di architetti o di viaggiatori che nella storia si sono fermati a Pavia: Opicino de Canistris, Pellegrino Pellegrini, de Montaigne, de Brosses, Lalande, Le Corbusier. Così come l’esame del materiale iconografico di una città ci permette di analizzare il mutare della forma di una struttura urbana e quindi “lo scenario spaziale in cui si muove la società cittadina di questo periodo “, molteplici sono gli elementi che concorrono alla definizione dell’immagine urbana: dalle “laudes civitatum”, ai testi degli storici e alle testimonianze lasciateci da eruditi o da cittadini. Questa varietà di materiale e complessità di temi, ci permette di individuare quello che Jacques Le Goff definisce “l’immaginario urbano (…) quell’insieme di rappresentazioni di immagini e di idee, attraverso le quali una società urbana – o parte di essa, o i suoi ideologi e i suoi artisti, che non di rado sono la stessa cosa – costituisce per se stessa e per gli altri un autopersonaggio, un autoritratto. Ciò che importa per lo storico, è capire che questo personaggio ha due facce: una materiale, reale, rappresentata dalla struttura e dall’aspetto della città stessa; l’altra mentale, incarnata nelle rappresentazioni artistiche letterarie e teoriche della città. L’immaginario urbano consiste insomma nel dialogo fra queste due realtà, fra la città e la sua immagine.” Tutto questo si confronta, si “specchia” nell’ulteriore elemento fondamentale costituito dalle descrizioni, lettere, libri di viaggio, guide, redatti dai viaggiatori che hanno fatto tappa a Pavia durante i loto itinerari italiani. L’immagine urbana che può essere definita “dall’interno”, si confronta e completa, attraverso il materiale letterario e iconografico, con l’immagine “dall’esterno”, restituita dagli artisti e dai viaggiatori, e che costituisce sino al Settecento, secondo Cesare De Seta, uno “schizzo del paese reale”. Il viaggio in Italia costituisce una scelta ineluttabile sia per i pellegrini medievali che successivamente per i viaggiatori; la sua importanza è codificata dalla definizione, nel XVII secolo del cosiddetto “Grand Tour”, il viaggio di formazione che giovani aristocratici e facoltosi gentiluomini intraprendono per conoscere soprattutto l’Italia. Il “Grand Tour”, determinato da ben precise motivazioni, perde le sue caratteristiche verso la fine del XVIII secolo, sostituito, a partire dal XIX secolo, dal viaggio “turistico” organizzato, spesso caratterizzato dall’assenza di un programma culturale e condotto con l’ausilio delle guide turistiche. Interessi artistici, culturali, politici o sociali, semplice curiosità o passione per il viaggio sono fattori che, mediati dalla persistenza di luoghi comuni e di condizionamenti di ogni genere, da professionalità o dilettantismo, fa metodo o pura intuizione, si fondono nei prodotti letterari di questi viaggiatori. Nelle descrizioni letterarie relative a Pavia osserviamo lodi sperticate contrapposte a irridenti critiche, astruse leggende e dicerie o obiettive descrizioni della realtà, osservazioni datate o commenti che sembrano scritti ora, a seconda del paese di provenienza dell’autore e dei rapporti politici che intercorrono tra i rispettivi governi. Le stesse cose ritornano, appunto.
2006
AL
Pavia; viaggi; tour; immagini; iconografia; viaggiatori; Pellegrini; Le Corbusier; Opicino de Canistris
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/670777
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