"Scrissi tempo fa che il carattere prevalente dei principali quartieri residenziali periferici in Pavia è di totale assenza di qualità morfologica: corpi in linea, caratterizzati prevalentemente da un linguaggio mimetico, sono disposti senza logica compositiva urbana ma determinati dal prevalere della distribuzione viabilistica. La metodologia fondamentale di intervento progettuale relativa alle periferie urbane deve senza dubbio procedere per stratificazione: di volumi, spazi, percorsi, tra loro connessi a determinare una morfologia ed una forma dello spazio complessi in continuità con l’esistente. Si pensi (ad esempio sovrapponendo la planimetria di progetto al fotogrammetrico dell’epoca) al più volte citato progetto di quartiere residenziale Patrizia a Pavia di Alvar Aalto, che adotta una attenta continuità di terrazzamenti, strade, percorsi, sentieri storici esistenti con la rete dei percorsi di progetto: la tipologia edilizia principale è costituita da edifici in linea dall’andamento curvilineo isolati nel verde le cui altezze diminuiscono procedendo verso l’abitato esistente, il perimetro sud è risolto con gruppi di bassi edifici a schiera che si aprono a ventaglio verso il fiume mentre pochi elementi a torre segnano la presenza dei centri nodali dei servizi comuni. La crisi della serie di corpi in linea del razionalismo purista è stato sapientemente trasformato e superato dai migliori progettisti nel dopoguerra: Franco Albini scompone e ricompone l’edificio in linea ruotando parti del volume edilizio stesso attorno ai nuclei costituiti dalla distribuzione verticale in forma di corpi autonomi estrapolati dal volume residenziale e ad esso collegati da ballatoi trasformati in passerelle; a Milano Piero Bottoni in corso Buenos Aires, Asnago e Vender in via Lanzone, Luigi Moretti in corso Italia propongono un basso volume di mediazione che riconnette il tessuto urbano mentre l’elemento in linea più alto è arretrato rispetto al perimetro dell’isolato; il prototipo è senza dubbio costituito dall’Immeuble Clarté di Le Corbusier a Ginevra del 1930 che propone un basamento basso a servizi e negozi, segnato dai portali d’ingresso alle abitazioni, che riprende la giacitura dell’isolato mentre il volume residenziale alto in linea è arretrato. La metodologia che persegue la connessione dei corpi alti con volumi bassi più articolati a servizi e negozi, tagliati da percorsi che attraversano gli edifici, e muri bassi bucati a prosecuzione dei volumi che delimitano spazi e percorsi è senz’altro vincente e dovrebbe essere adottata anche negli interventi di riqualificazione dei quartieri residenziali storici che troppo spesso si riduce a manutenzione straordinaria (...)" Segue la descrizione di ulteriori esempi contemporanei.

Architettura della residenza e stratificazione urbana

PRINA, VITTORIO
2006-01-01

Abstract

"Scrissi tempo fa che il carattere prevalente dei principali quartieri residenziali periferici in Pavia è di totale assenza di qualità morfologica: corpi in linea, caratterizzati prevalentemente da un linguaggio mimetico, sono disposti senza logica compositiva urbana ma determinati dal prevalere della distribuzione viabilistica. La metodologia fondamentale di intervento progettuale relativa alle periferie urbane deve senza dubbio procedere per stratificazione: di volumi, spazi, percorsi, tra loro connessi a determinare una morfologia ed una forma dello spazio complessi in continuità con l’esistente. Si pensi (ad esempio sovrapponendo la planimetria di progetto al fotogrammetrico dell’epoca) al più volte citato progetto di quartiere residenziale Patrizia a Pavia di Alvar Aalto, che adotta una attenta continuità di terrazzamenti, strade, percorsi, sentieri storici esistenti con la rete dei percorsi di progetto: la tipologia edilizia principale è costituita da edifici in linea dall’andamento curvilineo isolati nel verde le cui altezze diminuiscono procedendo verso l’abitato esistente, il perimetro sud è risolto con gruppi di bassi edifici a schiera che si aprono a ventaglio verso il fiume mentre pochi elementi a torre segnano la presenza dei centri nodali dei servizi comuni. La crisi della serie di corpi in linea del razionalismo purista è stato sapientemente trasformato e superato dai migliori progettisti nel dopoguerra: Franco Albini scompone e ricompone l’edificio in linea ruotando parti del volume edilizio stesso attorno ai nuclei costituiti dalla distribuzione verticale in forma di corpi autonomi estrapolati dal volume residenziale e ad esso collegati da ballatoi trasformati in passerelle; a Milano Piero Bottoni in corso Buenos Aires, Asnago e Vender in via Lanzone, Luigi Moretti in corso Italia propongono un basso volume di mediazione che riconnette il tessuto urbano mentre l’elemento in linea più alto è arretrato rispetto al perimetro dell’isolato; il prototipo è senza dubbio costituito dall’Immeuble Clarté di Le Corbusier a Ginevra del 1930 che propone un basamento basso a servizi e negozi, segnato dai portali d’ingresso alle abitazioni, che riprende la giacitura dell’isolato mentre il volume residenziale alto in linea è arretrato. La metodologia che persegue la connessione dei corpi alti con volumi bassi più articolati a servizi e negozi, tagliati da percorsi che attraversano gli edifici, e muri bassi bucati a prosecuzione dei volumi che delimitano spazi e percorsi è senz’altro vincente e dovrebbe essere adottata anche negli interventi di riqualificazione dei quartieri residenziali storici che troppo spesso si riduce a manutenzione straordinaria (...)" Segue la descrizione di ulteriori esempi contemporanei.
2006
AL
residenza; città
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/670774
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