Le “parole chiave” relative agli edifici scolastici, e non solo, per il Movimento Moderno sono senza dubbio: luce, aria, sole. Le condizioni igieniche, climatiche, di salubrità costituiscono il fondamento del tentativo di migliorare le condizioni sociali della popolazione e sono declinate in innumerevoli soluzioni spaziali e tipologiche: dalla “scuola all’aria aperta” di Duiker, all’Ecole de Plein Air di Beaudouin e Lods a Suresnes sino agli esempi italiani di Terragni, dei BBPR, di Figini e Pollini. “Bagni di sole”, vita all’aria aperta, portici, patii, terrazzi, spazi comuni a verde, grandi vetrate che conducono la luce all’interno e contemporaneamente stabiliscono un rapporto diretto tra esterno e interno e viceversa. Tipologie a padiglioni nello spazio aperto o impianti distributivi che trasformano i corridoi in percorsi tra aule alternate a patii, ecc.(...) La composizione delle scuole diventa via via sempre più complessa e i modelli di riferimento diventano la casa – accogliente e dotata sia di spazi più intimi che di spazi comuni – o la città con i suoi spazi ed elementi costitutivi. Scharoun sostiene che un complesso scolastico «andava concepito secondo il modello di una città, dunque organizzato in singoli quartieri rispondenti alle esigenze particolari di una determinata fascia di età e collegati attraverso una strada interna chiamata “percorso dell’incontro”».(...) La concezione che compone un insieme di “abitazioni” disposte lungo un percorso attrezzato collettivo è perseguita anche da Ridolfi e Frankl con l’asilo a Canton Vesco, Ivrea, da Marco Zanuso con l’asilo a Gubbio, dai BBPR con la scuola a Cesate sino ai padiglioni dell’asilo e scuola materna a Ravenna, ultima opera di Giancarlo De Carlo conclusa nel 2008, e ai sempre più complessi esempi contemporanei. E’ senza dubbio la direzione più corretta e fonte di continue soluzioni innovative unitamente all’attenzione per l’illuminazione, al rapporto tra esterno e interno, al “colloquio” con il contesto e il territorio, alle dimensioni degli spazi rapportate alla percezione delle dimensioni da parte dei bambini. (...) Al fine di rendere più semplice l’analisi, per mezzo di confronti diretti e da un punto di vista complessivo più ampio, i progetti più recenti sono stati suddivisi secondo tipologie edilizie fondamentali (nonostante le tipologie frequentemente si sovrappongano e la classificazione sia solo indicativa e da interpretare con flessibilità); tipologie compatte a blocco, a padiglioni sparsi o raggruppati, a corte o patio – più corti o patii –, in linea, sino agli esempi che possono essere definiti quali vere e proprie “parti di città” in ragione delle loro dimensioni e complessità (una concezione di fatto reale e differente dall’idea di scuola come città precedentemente citata). Gli esempi analizzati comprendono asili, scuole materne, scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado; sono quindi escluse le sedi universitarie in ragione di complessità e problematiche differenti.

Aule come case, scuole come città: architettura per l'istruzione dal Movimento Moderno a oggi

PRINA, VITTORIO
2010-01-01

Abstract

Le “parole chiave” relative agli edifici scolastici, e non solo, per il Movimento Moderno sono senza dubbio: luce, aria, sole. Le condizioni igieniche, climatiche, di salubrità costituiscono il fondamento del tentativo di migliorare le condizioni sociali della popolazione e sono declinate in innumerevoli soluzioni spaziali e tipologiche: dalla “scuola all’aria aperta” di Duiker, all’Ecole de Plein Air di Beaudouin e Lods a Suresnes sino agli esempi italiani di Terragni, dei BBPR, di Figini e Pollini. “Bagni di sole”, vita all’aria aperta, portici, patii, terrazzi, spazi comuni a verde, grandi vetrate che conducono la luce all’interno e contemporaneamente stabiliscono un rapporto diretto tra esterno e interno e viceversa. Tipologie a padiglioni nello spazio aperto o impianti distributivi che trasformano i corridoi in percorsi tra aule alternate a patii, ecc.(...) La composizione delle scuole diventa via via sempre più complessa e i modelli di riferimento diventano la casa – accogliente e dotata sia di spazi più intimi che di spazi comuni – o la città con i suoi spazi ed elementi costitutivi. Scharoun sostiene che un complesso scolastico «andava concepito secondo il modello di una città, dunque organizzato in singoli quartieri rispondenti alle esigenze particolari di una determinata fascia di età e collegati attraverso una strada interna chiamata “percorso dell’incontro”».(...) La concezione che compone un insieme di “abitazioni” disposte lungo un percorso attrezzato collettivo è perseguita anche da Ridolfi e Frankl con l’asilo a Canton Vesco, Ivrea, da Marco Zanuso con l’asilo a Gubbio, dai BBPR con la scuola a Cesate sino ai padiglioni dell’asilo e scuola materna a Ravenna, ultima opera di Giancarlo De Carlo conclusa nel 2008, e ai sempre più complessi esempi contemporanei. E’ senza dubbio la direzione più corretta e fonte di continue soluzioni innovative unitamente all’attenzione per l’illuminazione, al rapporto tra esterno e interno, al “colloquio” con il contesto e il territorio, alle dimensioni degli spazi rapportate alla percezione delle dimensioni da parte dei bambini. (...) Al fine di rendere più semplice l’analisi, per mezzo di confronti diretti e da un punto di vista complessivo più ampio, i progetti più recenti sono stati suddivisi secondo tipologie edilizie fondamentali (nonostante le tipologie frequentemente si sovrappongano e la classificazione sia solo indicativa e da interpretare con flessibilità); tipologie compatte a blocco, a padiglioni sparsi o raggruppati, a corte o patio – più corti o patii –, in linea, sino agli esempi che possono essere definiti quali vere e proprie “parti di città” in ragione delle loro dimensioni e complessità (una concezione di fatto reale e differente dall’idea di scuola come città precedentemente citata). Gli esempi analizzati comprendono asili, scuole materne, scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado; sono quindi escluse le sedi universitarie in ragione di complessità e problematiche differenti.
2010
La scuola primaria. Il pensiero provvisorio
9788849218435
scuola; Movimento Moderno; razionalismo; aria; sole; luce; asilo; tipologia; complesso scolastico; blocco; corte; patio; parte di cottà; Victor Horta; Mart Stam; Jan Duiker; B. Bijvoet; André Lurcat; Richard Neutra; Beaudouin e Lods; W. Lascaze; J-Luis Sert; Hans Scharoun; Arne Jacobsen; P. e A. Smithson; Giuseppe Terragni; Figini e Pollini; BBPR; Ridolfi e Frankl; Ludovico Quaroni; Enea Manfredini; Marco Zanuso; Giancarlo De Carlo; Aldo van Eyck; Herman Hertzberger; Martorell-Bohigas-Mackay; Alvaro Siza; Henri Ciriani; Mario Botta; SOM; Massimo Carmassi; Sverre Fehn; Guido Canella; Alberto Campo Baeza; Aldo Rossi; Ipostudio; Bach e Mora; Mauro Galantino; Mecanoo; Carlo Aymonino; Ove Arup; Vittorio Gregotti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/670151
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