Diversi ambienti insediativi al centro-nord del paese, connotati da fenomeni di dispersione insediativa, mostrano i sintomi di una contrazione degli usi che investe tanto i tradizionali spazi produttivi quanto degli spazi dell’abitare. Il capannone e la casa di famiglia, sottoutilizzati, testimoniano l’affievolirsi dei processi di mobilitazione e di autopromozione all’origine di queste forme urbane. Ciò non significa che la città diffusa abbia smesso di crescere. Nuove esigenze spaziali e qualitative si rivolgono a format di offerta che continuano a consumare suolo entro logiche diverse da quelle del passato: insediamenti insularizzati e “generici”, senza alcun rapporto col suolo, fatta eccezione per la localizzazione in prossimità di nodi infrastrutturali. In questo quadro, le dinamiche non governate di sottoutilizzo e dismissione possono favorire uno scenario in cui rovine precoci convivono con nuove edificazioni, erodendo fatalmente gli ultimi suoli liberi di contesti già molto urbanizzati. Questo contributo ragiona ad una ipotesi alternativa, in cui si tenta di integrare processi di decadimento e di produzione del nuovo, e di ricomporre i materiali urbani esistenti entro prospettive di sostenibilità economica e finanziaria.
La città diffusa dopo la crescita. Dinamiche di mutazione emergenti e prospettive per un progetto di ricomposizione urbanistica
ZANFI, FEDERICO
2011-01-01
Abstract
Diversi ambienti insediativi al centro-nord del paese, connotati da fenomeni di dispersione insediativa, mostrano i sintomi di una contrazione degli usi che investe tanto i tradizionali spazi produttivi quanto degli spazi dell’abitare. Il capannone e la casa di famiglia, sottoutilizzati, testimoniano l’affievolirsi dei processi di mobilitazione e di autopromozione all’origine di queste forme urbane. Ciò non significa che la città diffusa abbia smesso di crescere. Nuove esigenze spaziali e qualitative si rivolgono a format di offerta che continuano a consumare suolo entro logiche diverse da quelle del passato: insediamenti insularizzati e “generici”, senza alcun rapporto col suolo, fatta eccezione per la localizzazione in prossimità di nodi infrastrutturali. In questo quadro, le dinamiche non governate di sottoutilizzo e dismissione possono favorire uno scenario in cui rovine precoci convivono con nuove edificazioni, erodendo fatalmente gli ultimi suoli liberi di contesti già molto urbanizzati. Questo contributo ragiona ad una ipotesi alternativa, in cui si tenta di integrare processi di decadimento e di produzione del nuovo, e di ricomporre i materiali urbani esistenti entro prospettive di sostenibilità economica e finanziaria.File | Dimensione | Formato | |
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