Il testo documenta come non sia esistita una visione unitaria e complessiva sulle acque lombarde, in equilibrio tra natura ed artefatto, tra i maggiori scrittori e studiosi della fine dell’Ottocento. Ma è naturale così, in quella fine secolo italiana, attraversata da tensioni ideali, religiose e scientifiche così forti e spesso così contrastanti. Pur tuttavia quelle acque, con le loro caratteristiche intrinseche si conquistano uno spazio autonomo e riconoscibile nell’immagine del paesaggio lombardo contribuendo persino ad avvicinare personalità spesso così lontane. Un'altra conferma, se ve ne fosse bisogno, che l’acqua ha sempre un valore aggiunto proprio e positivo, per il paesaggio come per gli uomini. Il testo passa in rassegna, così, scritti di Carlo Cattaneo, Carlo Dossi, Cesare Cantù e persino Alessandro Manzoni. Ma è il pensiero del Cattaneo sul territorio lombardo e sui nessi tra il paesaggio naturale e quello artificiale, con riferimento specifico alle acque, ad essere analizzato con particolare cura, attraverso lo studio di alcuni suoi testi fondamentali e cioè gli Scritti sulla Lombardia, Il Politecnico 1839-1844, le Notizie naturali e civili su la Lombardia, e gli Scritti storici e geografici. Ed è dalla penna di Carlo Cattaneo che nasce una felice definizione della Lombardia come terra per nove decimi non opera della natura ma opera delle nostre mani e cioè una “patria artificiale”. Ed è proprio questa definizione che costituisce la vera chiave di lettura del testo.
Storici scrittori lombardi dell’Ottocento di fronte al paesaggio. Corsi d’acqua naturali e artificiali tra agricoltura e industria negli scenari disegnati da Carlo Cattaneo e Cesare Cantù
BOATTI, ANTONELLO
2010-01-01
Abstract
Il testo documenta come non sia esistita una visione unitaria e complessiva sulle acque lombarde, in equilibrio tra natura ed artefatto, tra i maggiori scrittori e studiosi della fine dell’Ottocento. Ma è naturale così, in quella fine secolo italiana, attraversata da tensioni ideali, religiose e scientifiche così forti e spesso così contrastanti. Pur tuttavia quelle acque, con le loro caratteristiche intrinseche si conquistano uno spazio autonomo e riconoscibile nell’immagine del paesaggio lombardo contribuendo persino ad avvicinare personalità spesso così lontane. Un'altra conferma, se ve ne fosse bisogno, che l’acqua ha sempre un valore aggiunto proprio e positivo, per il paesaggio come per gli uomini. Il testo passa in rassegna, così, scritti di Carlo Cattaneo, Carlo Dossi, Cesare Cantù e persino Alessandro Manzoni. Ma è il pensiero del Cattaneo sul territorio lombardo e sui nessi tra il paesaggio naturale e quello artificiale, con riferimento specifico alle acque, ad essere analizzato con particolare cura, attraverso lo studio di alcuni suoi testi fondamentali e cioè gli Scritti sulla Lombardia, Il Politecnico 1839-1844, le Notizie naturali e civili su la Lombardia, e gli Scritti storici e geografici. Ed è dalla penna di Carlo Cattaneo che nasce una felice definizione della Lombardia come terra per nove decimi non opera della natura ma opera delle nostre mani e cioè una “patria artificiale”. Ed è proprio questa definizione che costituisce la vera chiave di lettura del testo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.