La modernizzazione, legata alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, determina una manomissione fisica del territorio e una nuova bigness, che significa un nuovo modo della offerta e degli scambi. I luoghi dell’abitare, della produzione, dell’incontro e della transizione o passaggio mutano già all’interno del paradigma urbano, che cambia di scala e si modifica, e non come parrebbe, localmente, dove pure si trasformano l’ordine della cultura locale e le strutture mentali. Tutto il problema della città che va alla scala della metropoli non è un problema di reti e di pura accessibilità, ma di contenitori condensatori di funzioni urbane rare, che inducono la nuova scala nel contesto locale. Non solo, quindi, è necessaria una invenzione morfologica, ma anche funzionale connessa profondamente con il controllo delle esternalità. Un attento monitoraggio dell’obsolescenza della qualità della vita dei cittadini consente inoltre di comprendere se gli enti urbani, alla nuova scala, si collocheranno nel tessuto o andranno incontro ad una nuova definizione di assetto. Il problema è la progettazione architettonica e urbana e l’identificazione dei segni che consentano ad entrambe le cittadinanze di passare di scala e dei simboli o tracce idiomatiche che riuniscano, nella odierna condizione multiculturale, lo spazio fisico, sociale e immaginario atteso/progettato. Nell’era dell’informazione, quello dello spazio dei flussi, per la costruzione della nuova dimensione della città e in nome di una “utopia tecnologica”, le reti infrastrutturali sovrapponendosi all’universo naturale,agricolo e urbano storico ne hanno disfatto e a volte cancellato i quadri topografici. Per il progetto si presenta fortissimo un problema di scala, dal momento che in questo contesto, fondamentalmente multiscala, abbiamo una coesistenza discontinua di strutture spaziali in diverse condizioni: un fuori scala dell’universo tecnologico, che richiede una risposta alla nuova relazione che si instaura tra i tracciati urbani presenti sul territorio rispetto al rapporto tipologico/morfologico delle reti odierne; le misure antropometriche, che valgono alla scala dell’architettura e a quella agricola; le misure fuori scala dell’universo pre- storico, fuori scala anch’esse, perché legate ad un tempo che è oltre e prima che si instaurasse un’organizzazione antropica e tecnica. È un problema di discontinuità, che è nei fatti, perché il nesso tecnologico costituito per stabilire la possibilità di una accessibilità efficace e di una programmazione del tempo attraverso l’efficienza, esige una decisione precisa su quali relazioni e a quale scala vadano intensificate: quella del suolo originale, storico, metropolitano fino alla scala delle città del mondo. I passaggi dall’una all’altra di queste scale sono mediati da forme di introduzione costituiti dai grandi contenitori multiscala e multifunzionali, condensatori di funzioni urbane rare. Nella prospettiva delle grandi interferenze: ferroviaria, autostradale di terra e di mare, aeroportuale, questi punti emergenti,- “pôle e quartier d’échange “ (Moutard, Arep)- sono i referenti delle relazioni di contesto a scale superiori, in una dimensione metropolitana nella quale il riferimento al “contesto” non è più assoluto. Questi poli, contemporaneamente, appartengono e introducono alla scala del quartiere, della città e della metropoli e in rari punti - aerostazioni e stazioni dell’Alta velocità – alla rete mondiale. Sono punti multiscala, multimappa e dunque, richiamano l’attenzione sullo studio di una logica degli intrecci fra tracciati esistenti e nodi intermodali e sulla deformazione fisica degli spazi praticabili dalla dimensione tecnica per accedere agli spazi locali, nel confronto con le forme colte della pratica dello spazio: com’è possibile rendere sensibile l’universo tecnico ai suoli naturali? Infatti, ogni polo rappresenta un ingresso, costruito per accedere ai suoli storici e naturali, elemento di un modello di morfotipo, nato in conformità ad una riconoscibilità geografica. Il primo tema da affrontare è quindi la relazione tra morfologia geografica e morfologia urbana, tracce di fondazione e suoli artificiali.

L'era metropolitana. Gamme estese di desideri e cambi frequenti di stili di vita

CONTIN, ANTONELLA
2005-01-01

Abstract

La modernizzazione, legata alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, determina una manomissione fisica del territorio e una nuova bigness, che significa un nuovo modo della offerta e degli scambi. I luoghi dell’abitare, della produzione, dell’incontro e della transizione o passaggio mutano già all’interno del paradigma urbano, che cambia di scala e si modifica, e non come parrebbe, localmente, dove pure si trasformano l’ordine della cultura locale e le strutture mentali. Tutto il problema della città che va alla scala della metropoli non è un problema di reti e di pura accessibilità, ma di contenitori condensatori di funzioni urbane rare, che inducono la nuova scala nel contesto locale. Non solo, quindi, è necessaria una invenzione morfologica, ma anche funzionale connessa profondamente con il controllo delle esternalità. Un attento monitoraggio dell’obsolescenza della qualità della vita dei cittadini consente inoltre di comprendere se gli enti urbani, alla nuova scala, si collocheranno nel tessuto o andranno incontro ad una nuova definizione di assetto. Il problema è la progettazione architettonica e urbana e l’identificazione dei segni che consentano ad entrambe le cittadinanze di passare di scala e dei simboli o tracce idiomatiche che riuniscano, nella odierna condizione multiculturale, lo spazio fisico, sociale e immaginario atteso/progettato. Nell’era dell’informazione, quello dello spazio dei flussi, per la costruzione della nuova dimensione della città e in nome di una “utopia tecnologica”, le reti infrastrutturali sovrapponendosi all’universo naturale,agricolo e urbano storico ne hanno disfatto e a volte cancellato i quadri topografici. Per il progetto si presenta fortissimo un problema di scala, dal momento che in questo contesto, fondamentalmente multiscala, abbiamo una coesistenza discontinua di strutture spaziali in diverse condizioni: un fuori scala dell’universo tecnologico, che richiede una risposta alla nuova relazione che si instaura tra i tracciati urbani presenti sul territorio rispetto al rapporto tipologico/morfologico delle reti odierne; le misure antropometriche, che valgono alla scala dell’architettura e a quella agricola; le misure fuori scala dell’universo pre- storico, fuori scala anch’esse, perché legate ad un tempo che è oltre e prima che si instaurasse un’organizzazione antropica e tecnica. È un problema di discontinuità, che è nei fatti, perché il nesso tecnologico costituito per stabilire la possibilità di una accessibilità efficace e di una programmazione del tempo attraverso l’efficienza, esige una decisione precisa su quali relazioni e a quale scala vadano intensificate: quella del suolo originale, storico, metropolitano fino alla scala delle città del mondo. I passaggi dall’una all’altra di queste scale sono mediati da forme di introduzione costituiti dai grandi contenitori multiscala e multifunzionali, condensatori di funzioni urbane rare. Nella prospettiva delle grandi interferenze: ferroviaria, autostradale di terra e di mare, aeroportuale, questi punti emergenti,- “pôle e quartier d’échange “ (Moutard, Arep)- sono i referenti delle relazioni di contesto a scale superiori, in una dimensione metropolitana nella quale il riferimento al “contesto” non è più assoluto. Questi poli, contemporaneamente, appartengono e introducono alla scala del quartiere, della città e della metropoli e in rari punti - aerostazioni e stazioni dell’Alta velocità – alla rete mondiale. Sono punti multiscala, multimappa e dunque, richiamano l’attenzione sullo studio di una logica degli intrecci fra tracciati esistenti e nodi intermodali e sulla deformazione fisica degli spazi praticabili dalla dimensione tecnica per accedere agli spazi locali, nel confronto con le forme colte della pratica dello spazio: com’è possibile rendere sensibile l’universo tecnico ai suoli naturali? Infatti, ogni polo rappresenta un ingresso, costruito per accedere ai suoli storici e naturali, elemento di un modello di morfotipo, nato in conformità ad una riconoscibilità geografica. Il primo tema da affrontare è quindi la relazione tra morfologia geografica e morfologia urbana, tracce di fondazione e suoli artificiali.
2005
Bari studi per la metropoli
9788881259663
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