Fra gli architetti e il mondo dell’architettura - e questo libro tenta di sostenerlo con considerazioni fatte qua e là, su argomenti anche troppo diversi stesso: tutti sono grandi, nessuno è grande. Il disegno oggi, passando per il digitale e il fotorealismo, sembra mettere tutti sullo stesso piano, senza distinzioni fra buon progetto e mediocre progetto, senza un linguaggio rappresentativo che ci dia parametri abbastanza certi di valutazione. Forse però il problema è mal posto: smettiamo di chiederci se gli architetti sono grandi o mediocri e capiamo perché il mestiere di architetto è percepito come velleitario. Insomma smettiamo di guardarci dal di dentro, e ricominciamo ad ascoltare le voci esterne al nostro mondo, cerchiamo di farci capire. Smettiamo anche di inseguire quella politica che il 99% dello sviluppo delle città agli speculatori. Gli architetti di chiara fama sono chiamati solo per progetti di risonanza giornalistica (si legga il capitolo “Vere regole, false interpretazioni. Oggi come ieri”), ma poi tutti i bravi architetti di non chiara fama - e ce ne sono tanti! - sono costretti a fare la fame perché gli appalti pubblici e privati più rilevanti sono in mano ai nuovi palazzinari, al becero professionismo il cui unico vanto sono le buone relazioni. Cerchiamo di capire perché la professione di architetto, in Italia e altrove in Occidente, non è più percepita come un mestiere serio, strutturale al buon sviluppo di un Paese, ma come un servizio di lusso che la maggior parte dei cittadini non può permettersi, o neanche interessa loro. Affrontiamo anche l’annoso problema italico dell’organizzazione delle procedure di lavoro che ha visto e vede, all’estero, il successo di tante iniziative di architettura. Occorre adeguarsi ai processi internazionali per poter essere ancora protagonisti della nostra storia architettonica, per non assistere inermi all’invasione del nostro mercato da parte di architetti stranieri (si legga in proposito il capitolo “Nuove procedure del mestiere: cambiamenti veri e falsi”). Ecco, rimettiamo i piedi per terra, “perché nulla cambi”, l’impegno e la dedizione ad un mestiere antico che può ancora esistere nell’era della complessità. Venendo ai contenuti propri del libro - dopo aver descritto l’incipit culturale del volume - occorre pubblicati su riviste specializzate dal 2003 sino ad oggi, opportunamente revisionati allo scopo di principalmente di rappresentazione architettonica legata ai valori visivi, relazione applicata a casi esemplari dell’architettura italiana e straniera. In particolare ci si occupa del rapporto fra restauro conservativo e creativo (in “Il disegno restauratore, fra vero e falso”), del senso attuale del concetto di tradizione (in “Falsa tradizione, vero mestiere”), di città commerciale e città per l’uomo (in “Vero o falso: dei trattatisti per il progetto contemporaneo (in “Vere regole, false interpretazioni. Oggi come ieri”), del ruolo del professionista sul mercato di oggi (in “Nuove procedure del mestiere: cambiamenti veri e falsi”), e della rivoluzione informatica (in “Vere rivoluzioni, false reazioni... o viceversa”).

Architettura / Linee e controlinee

BIANCHI, ALESSANDRO
2005-01-01

Abstract

Fra gli architetti e il mondo dell’architettura - e questo libro tenta di sostenerlo con considerazioni fatte qua e là, su argomenti anche troppo diversi stesso: tutti sono grandi, nessuno è grande. Il disegno oggi, passando per il digitale e il fotorealismo, sembra mettere tutti sullo stesso piano, senza distinzioni fra buon progetto e mediocre progetto, senza un linguaggio rappresentativo che ci dia parametri abbastanza certi di valutazione. Forse però il problema è mal posto: smettiamo di chiederci se gli architetti sono grandi o mediocri e capiamo perché il mestiere di architetto è percepito come velleitario. Insomma smettiamo di guardarci dal di dentro, e ricominciamo ad ascoltare le voci esterne al nostro mondo, cerchiamo di farci capire. Smettiamo anche di inseguire quella politica che il 99% dello sviluppo delle città agli speculatori. Gli architetti di chiara fama sono chiamati solo per progetti di risonanza giornalistica (si legga il capitolo “Vere regole, false interpretazioni. Oggi come ieri”), ma poi tutti i bravi architetti di non chiara fama - e ce ne sono tanti! - sono costretti a fare la fame perché gli appalti pubblici e privati più rilevanti sono in mano ai nuovi palazzinari, al becero professionismo il cui unico vanto sono le buone relazioni. Cerchiamo di capire perché la professione di architetto, in Italia e altrove in Occidente, non è più percepita come un mestiere serio, strutturale al buon sviluppo di un Paese, ma come un servizio di lusso che la maggior parte dei cittadini non può permettersi, o neanche interessa loro. Affrontiamo anche l’annoso problema italico dell’organizzazione delle procedure di lavoro che ha visto e vede, all’estero, il successo di tante iniziative di architettura. Occorre adeguarsi ai processi internazionali per poter essere ancora protagonisti della nostra storia architettonica, per non assistere inermi all’invasione del nostro mercato da parte di architetti stranieri (si legga in proposito il capitolo “Nuove procedure del mestiere: cambiamenti veri e falsi”). Ecco, rimettiamo i piedi per terra, “perché nulla cambi”, l’impegno e la dedizione ad un mestiere antico che può ancora esistere nell’era della complessità. Venendo ai contenuti propri del libro - dopo aver descritto l’incipit culturale del volume - occorre pubblicati su riviste specializzate dal 2003 sino ad oggi, opportunamente revisionati allo scopo di principalmente di rappresentazione architettonica legata ai valori visivi, relazione applicata a casi esemplari dell’architettura italiana e straniera. In particolare ci si occupa del rapporto fra restauro conservativo e creativo (in “Il disegno restauratore, fra vero e falso”), del senso attuale del concetto di tradizione (in “Falsa tradizione, vero mestiere”), di città commerciale e città per l’uomo (in “Vero o falso: dei trattatisti per il progetto contemporaneo (in “Vere regole, false interpretazioni. Oggi come ieri”), del ruolo del professionista sul mercato di oggi (in “Nuove procedure del mestiere: cambiamenti veri e falsi”), e della rivoluzione informatica (in “Vere rivoluzioni, false reazioni... o viceversa”).
2005
Pontecorboli EDK
9788888461533
architettura; critica; professione; progetto
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