Sono quasi trecento i materiali fibrosi di diversa composizione chimica ormai noti: accanto alle fibre naturali sono state sviluppate le fibre artificiali, ottenute per trasformazione chimica di polimeri naturali come la cellulosa, e numerose fibre sintetiche. Il loro uso prevalente è nel campo tessile, ma attraverso particolari processi produttivi le fibre sono state diffuse anche nel settore industriale, di cui l’edilizia rappresenta una grande mercato. E’ la biologia l’ambito da cui è stato mutuato il termine fibra, riferito per esempio al tessuto muscolare, con il quale si intende, al di là della sua composizione chimica, qualsiasi particella che abbia dimensioni tali che la sua lunghezza superi di almeno tre volte il suo diametro. Se questo vale in generale, esiste poi una classificazione delle fibre, in funzione della composizione chimica o dell’origine e questo permette di distinguere le fibre in due grandi famiglie: le naturali e le chimiche. Il primo gruppo si suddivide a sua volta in fibre organiche, vegetali o animali, e inorganiche, o minerali naturali; il secondo in fibre artificiali e fibre sintetiche. Ciò che sembra essere di fondamentale importanza è la forma che influisce su altre caratteristiche quali i parametri tecnologici di una particella e il suo relativo comportamento sia a livello biologico sia aerodinamico. Si parla allora di fibre di dimensioni tali da essere respirabili quando hanno un diametro inferiore a 3 micron e lunghezza non superiore a 100-200 micron. Queste caratteristiche contraddistinguono sia le particelle fibrose di origine artificiale sia quelle minerali naturali; fra le due, però, esiste una differenza sostanziale che risiede nel comportamento meccanico: le fibre minerali naturali, infatti, si frammentano sia longitudinalmente sia trasversalmente, mentre quelle artificiali solo in modo trasversale. Le dimensioni ridotte e l’aspetto legato alla forma stanno poi alla base delle caratteristiche aerodinamiche delle particelle fibrose e dei fattori chimico-fisici che determinerebbero il grado di cancerogenicità delle fibre in generale. Gli aspetti sopra riassunti sono ripresi e approfonditi nell'articolo.

Materiali isolanti e fibre in edilizia

OBERTI, ILARIA
2004-01-01

Abstract

Sono quasi trecento i materiali fibrosi di diversa composizione chimica ormai noti: accanto alle fibre naturali sono state sviluppate le fibre artificiali, ottenute per trasformazione chimica di polimeri naturali come la cellulosa, e numerose fibre sintetiche. Il loro uso prevalente è nel campo tessile, ma attraverso particolari processi produttivi le fibre sono state diffuse anche nel settore industriale, di cui l’edilizia rappresenta una grande mercato. E’ la biologia l’ambito da cui è stato mutuato il termine fibra, riferito per esempio al tessuto muscolare, con il quale si intende, al di là della sua composizione chimica, qualsiasi particella che abbia dimensioni tali che la sua lunghezza superi di almeno tre volte il suo diametro. Se questo vale in generale, esiste poi una classificazione delle fibre, in funzione della composizione chimica o dell’origine e questo permette di distinguere le fibre in due grandi famiglie: le naturali e le chimiche. Il primo gruppo si suddivide a sua volta in fibre organiche, vegetali o animali, e inorganiche, o minerali naturali; il secondo in fibre artificiali e fibre sintetiche. Ciò che sembra essere di fondamentale importanza è la forma che influisce su altre caratteristiche quali i parametri tecnologici di una particella e il suo relativo comportamento sia a livello biologico sia aerodinamico. Si parla allora di fibre di dimensioni tali da essere respirabili quando hanno un diametro inferiore a 3 micron e lunghezza non superiore a 100-200 micron. Queste caratteristiche contraddistinguono sia le particelle fibrose di origine artificiale sia quelle minerali naturali; fra le due, però, esiste una differenza sostanziale che risiede nel comportamento meccanico: le fibre minerali naturali, infatti, si frammentano sia longitudinalmente sia trasversalmente, mentre quelle artificiali solo in modo trasversale. Le dimensioni ridotte e l’aspetto legato alla forma stanno poi alla base delle caratteristiche aerodinamiche delle particelle fibrose e dei fattori chimico-fisici che determinerebbero il grado di cancerogenicità delle fibre in generale. Gli aspetti sopra riassunti sono ripresi e approfonditi nell'articolo.
2004
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