Nel 1598 il Pastor Fido, favola di Giovan Battista Guarini, fu allestito alla corte dei Gonzaga per ben tre volte, riscuotendo un indiscutibile successo a livello nazionale e internazionale, consacrando la fama dell’autore e della «Scena Ducale» mantovana entro la quale venne allestito. Presero parte all’impresa personalità artistiche e tecniche fra le migliori dell’epoca e fra quelle impegnate nell’effimero campo dell’architettura teatrale e della scenografia. Sotto la direzione del prefetto delle fabbriche, il pittore ed architetto Antonio Maria Viani, con il coordinamento del commediografo don Federico Follino, il Pastor Fido costituì il momento culminante delle celebrazioni organizzate per l’ingresso trionfale in Mantova di Margherita d’Austria, regina di Spagna. Il saggio costituisce l’occasione per ripercorrere, alla luce di documenti, noti o sino ad oggi inediti, le tappe delle straordinarie celebrazioni indette per il viaggio italiano dell’augusta ospite e per il transito nella capitale del piccolo ducato italiano. Dalle carte d’archivio emergono le responsabilità e le azioni di artefici e maestranze e, con molta probabilità, il ruolo del giovane ingegnere Gabriele Bertazzolo, documentandone, per la prima volta, l’esordio in campo teatrale e scenografico, solitamente attestato un decennio dopo, nel 1608. Il saggio, sulla scorta di lettere e relazioni, chiarisce non solo le dinamiche organizzative e le prerogative tecniche degli interventi, ma anche la sequenza e le caratteristiche dei molti apparati, spesso pirotecnici, che, in quei giorni, fecero di Mantova un vero e proprio teatro all’aperto. Per quanto riguarda la messa in scena del Pastor Fido, i documenti rivelano particolari interessanti su coreografie, scenografie ed espedienti tecnici (come i «fuochi che non si abbrugiorno»), impiegati soprattutto per i fantasmagorici intermezzi, consentendo di intuire caratteristiche e potenzialità delle macchine sceniche predisposte entro il Teatro Ducale mantovano (qui protette se non da vera segretezza da una prudente riservatezza), tanto progredite da farne il più moderno e aggiornato teatro stabile fra quelli attivi in Europa sullo scorcio del XVI secolo.
Dal Pastor Fido guariniano all'ingresso trionfale di Margherita d'Austria. Spettacoli, artefici e cerimonie a Mantova nel 1598
C. Togliani
2016-01-01
Abstract
Nel 1598 il Pastor Fido, favola di Giovan Battista Guarini, fu allestito alla corte dei Gonzaga per ben tre volte, riscuotendo un indiscutibile successo a livello nazionale e internazionale, consacrando la fama dell’autore e della «Scena Ducale» mantovana entro la quale venne allestito. Presero parte all’impresa personalità artistiche e tecniche fra le migliori dell’epoca e fra quelle impegnate nell’effimero campo dell’architettura teatrale e della scenografia. Sotto la direzione del prefetto delle fabbriche, il pittore ed architetto Antonio Maria Viani, con il coordinamento del commediografo don Federico Follino, il Pastor Fido costituì il momento culminante delle celebrazioni organizzate per l’ingresso trionfale in Mantova di Margherita d’Austria, regina di Spagna. Il saggio costituisce l’occasione per ripercorrere, alla luce di documenti, noti o sino ad oggi inediti, le tappe delle straordinarie celebrazioni indette per il viaggio italiano dell’augusta ospite e per il transito nella capitale del piccolo ducato italiano. Dalle carte d’archivio emergono le responsabilità e le azioni di artefici e maestranze e, con molta probabilità, il ruolo del giovane ingegnere Gabriele Bertazzolo, documentandone, per la prima volta, l’esordio in campo teatrale e scenografico, solitamente attestato un decennio dopo, nel 1608. Il saggio, sulla scorta di lettere e relazioni, chiarisce non solo le dinamiche organizzative e le prerogative tecniche degli interventi, ma anche la sequenza e le caratteristiche dei molti apparati, spesso pirotecnici, che, in quei giorni, fecero di Mantova un vero e proprio teatro all’aperto. Per quanto riguarda la messa in scena del Pastor Fido, i documenti rivelano particolari interessanti su coreografie, scenografie ed espedienti tecnici (come i «fuochi che non si abbrugiorno»), impiegati soprattutto per i fantasmagorici intermezzi, consentendo di intuire caratteristiche e potenzialità delle macchine sceniche predisposte entro il Teatro Ducale mantovano (qui protette se non da vera segretezza da una prudente riservatezza), tanto progredite da farne il più moderno e aggiornato teatro stabile fra quelli attivi in Europa sullo scorcio del XVI secolo.File | Dimensione | Formato | |
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