Il panorama internazionale è paradigma di una declinazione del concetto d’infrastruttura che si presenta, oltre che come inevitabile elemento d’innervamento funzionale di un sistema, come opportunità architettonica di valorizzazione del contesto naturale e antropizzato, spostando l’asse del dibattito da rapporto dell’infrastruttura con il paesaggio all’infrastruttura intesa lei medesima come paesaggio. Le infrastrutture entrano insistentemente a far parte della coreografia di un contesto, modellandosi a esso e/o configurando porzioni consistenti di paesaggio, dialogando con il suolo come terreno di incontro tra architettura e modernità, vittime spesso di preconcetti legati più alla loro dimensione che al vero nodo del dibattito, inequivocabilmente costituito dalla qualità. Qualità intesa come sintetica espressione architettonica, costruttiva, e d’inserimento paesaggistico. L’infrastruttura e il paesaggio si fondono in un unico corpo: la loro monoliticità rappresenta la chiave di lettura della loro coesistenza e reciproca immedesimazione. Una contaminazione che ha favorito l’accettazione dell’infrastruttura nelle visioni dell’immaginario architettonico e urbanistico, costituendo un paradigma primario delle rivoluzioni pittoriche, artistiche e culturali appartenenti all’iconografia classica, alla nuova oggettività del movimento moderno e alle relative successive derivazioni. La metà del Ventesimo secolo s’identifica con più concretezza per l’individuazione della potenzialità intrinseca delle opere infrastrutturali come elementi in grado di fronteggiare le emergenze climatiche e ambientali, collocandole nella più attuale cornice d’integrazione delle diverse politiche territoriali.

Infrastrutture e rigenerazione urbana. Il Cycling City Project di Copenhagen

E. Faroldi;M. P. Vettori
2017-01-01

Abstract

Il panorama internazionale è paradigma di una declinazione del concetto d’infrastruttura che si presenta, oltre che come inevitabile elemento d’innervamento funzionale di un sistema, come opportunità architettonica di valorizzazione del contesto naturale e antropizzato, spostando l’asse del dibattito da rapporto dell’infrastruttura con il paesaggio all’infrastruttura intesa lei medesima come paesaggio. Le infrastrutture entrano insistentemente a far parte della coreografia di un contesto, modellandosi a esso e/o configurando porzioni consistenti di paesaggio, dialogando con il suolo come terreno di incontro tra architettura e modernità, vittime spesso di preconcetti legati più alla loro dimensione che al vero nodo del dibattito, inequivocabilmente costituito dalla qualità. Qualità intesa come sintetica espressione architettonica, costruttiva, e d’inserimento paesaggistico. L’infrastruttura e il paesaggio si fondono in un unico corpo: la loro monoliticità rappresenta la chiave di lettura della loro coesistenza e reciproca immedesimazione. Una contaminazione che ha favorito l’accettazione dell’infrastruttura nelle visioni dell’immaginario architettonico e urbanistico, costituendo un paradigma primario delle rivoluzioni pittoriche, artistiche e culturali appartenenti all’iconografia classica, alla nuova oggettività del movimento moderno e alle relative successive derivazioni. La metà del Ventesimo secolo s’identifica con più concretezza per l’individuazione della potenzialità intrinseca delle opere infrastrutturali come elementi in grado di fronteggiare le emergenze climatiche e ambientali, collocandole nella più attuale cornice d’integrazione delle diverse politiche territoriali.
2017
architettura, Costruzione; Sociale; Tecnologia; Progettazione tecnologica; Città; Progetto; Progettazione; Rigenerazione urbana
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